La nobile emigrazione del Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) rappresenta un’occasione solenne che richiama alla memoria il più grande evento della storia islamica: il trasferimento del Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) dalla Mecca a Medina, per ordine di Dio, l’Altissimo, con l’obiettivo di fondare una nuova società e costruire uno Stato da cui far partire il messaggio dell’Islam verso il mondo intero.
Questo evento si fondò su tre pilastri fondamentali: il primo fu il rafforzamento del legame con Dio, il secondo il consolidamento delle relazioni tra i musulmani, e il terzo il rinsaldamento del legame con il fine supremo dell’Islam. Così, l’Egira divenne una scuola eterna di comprensione, pianificazione, azione e costruzione. Dio volle che la migrazione profetica fosse fonte di numerosi insegnamenti e ricordi preziosi, che le nazioni forti, fiere e desiderose di successo e felicità custodiscono con cura.
Abu Hafs Omar ibn al-Khattab (che Dio sia soddisfatto di lui) ha detto: Ho sentito dire al Messaggero di Dio (pace e benedizioni su di lui): “Le azioni valgono secondo le intenzioni ed ogni uomo avrà secondo il suo intento. Chi emigra per Allah e il suo messaggero sappia che la sua emigrazione vale come fatta per Allah e il suo messaggero; mentre chi emigra per avere dei benefici materiali o per sposare una donna, sappia che la sua emigrazione vale per lo scopo per cui è emigrato.” [Riferito da Imam Bukhari e Imam Muslim]
I primi Compagni del Profeta "I Muhajirun - gli Emigranti" (che Dio sia soddisfatto di loro) – coloro che compirono l’Egira dalla Mecca a Medina – erano uomini saldi nella fede, certi della loro convinzione religiosa, che invitavano alla verità e proclamavano la Parola di Dio tra la gente, sopportando ogni forma di persecuzione per questa causa. I persecutori li avevano scacciati dalle loro case, separati dalle famiglie e privati dei beni, costringendoli a trasferirsi in una terra dove non avevano né parenti, né proprietà, né mezzi di sussistenza, esponendoli al rischio di vagabondaggio, alla morte fisica e alla scomparsa della loro missione. Eppure, non furono mai sopraffatti dallo sconforto o dalla tristezza, e nulla indebolì la loro determinazione, la loro fede o le loro convinzioni!
Dall’altro c'era un altro gruppo di Compagni del Messaggero di Dio "Gli Ansar - i sostenitori" (che Dio sia soddisfatto di loro), che accolsero i fratelli emigranti con gioia, esultanza e gratitudine, condividendo con loro case e beni, trattandoli come fratelli, anteponendoli a sé stessi e unendosi a loro nella causa, animati dal desiderio di vederla trionfare. Uno di loro disse al Profeta (pace e benedizioni su di lui): «Per Dio, se ci chiedessi di attraversare questo mare, lo attraverseremmo con te!». Così Dio rese manifesta la Sua religione attraverso questi e quelli, innalzò la Sua Parola, finché la luce dell’Islam si diffuse in ogni regione e angolo della terra.
Questi episodi e ricordi rappresentano la sincerità della fede dei Compagni del Messaggero di Dio (che Dio sia soddisfatto di loro): una fede nella verità fondata su certezza e profonda convinzione. In questi episodi risplende fermezza nei principi, spirito di sacrificio, distacco dai beni materiali, dalla famiglia, dalla casa, dal commercio e dagli interessi personali, se messi a confronto con l’ideale e la fede. In essi vi è il viaggio per il bene e la ricerca di terre fertili per i semi della virtù. Queste vicende dimostrano conforto per i riformatori e una prova concreta che la verità non sarà mai priva di sostenitori, né potrà essere negata ovunque. In essi vi è la conferma che il buon esito è per i devoti e la vittoria per i perseveranti!
Queste sono le lezioni dell’Egira, e questi i suoi ricordi. Sebbene l’emigrazione verso Medina sia stata un privilegio riservato ai primi musulmani, e dopo la conquista della Mecca non vi sia più stata Egira fisica per gli altri musulmani, rimane per noi un altro tipo di emigrazione, la cui porta non si è mai chiusa e il cui tempo non è mai finito: essa rappresenta il fondamento e l’essenza stessa dell’Egira. Si tratta della "migrazione dei cuori": dal falso alla verità, dal vizio alla virtù, dalla corruzione alla rettitudine, dal male al bene. A questo proposito, il Messaggero di Dio (pace e benedizioni su di lui) disse: "Il vero emigrante è colui che abbandona ciò che Dio ha proibito..."
Qui è necessario fermarci, per sottolineare la falsità delle affermazioni diffuse dalle organizzazioni terroristiche sulla presunta obbligatorietà di emigrare verso la loro cosiddetta terra. Occorre ribadire con forza che la vera migrazione da compiere è quella dei cuori verso Dio: il jihad maggiore, ovvero la lotta interiore contro l’ego, il demonio, le passioni e tutto ciò che Dio ci ha vietato, come l’omicidio, il furto o la strumentalizzazione della religione per giustificare crimini barbari di cui essa è del tutto innocente.
L’Islam è la religione dei cuori e delle intenzioni sincere, non delle apparenze ingannevoli, dei titoli fuorvianti o delle parole luccicanti. Se l’emigrazione dei musulmani dalla Mecca a Medina non fosse stata fondata sul solido principio della “migrazione dei cuori”, scaturita dalle profondità dell’anima e orientata al compiacimento di Dio, non sarebbe stata degna di considerazione: Dio non vi avrebbe prestato attenzione, né avrebbe concesso il successo a coloro che la compirono.
Secondo Ibn Masʿūd – che Dio sia soddisfatto di lui – che disse: “Tra noi c’era un uomo che chiese in moglie una donna di nome Umm Qays, ma lei rifiutò di sposarlo finché non avesse compiuto l’emigrazione (l’Egira). Egli emigrò, e poi la sposò. Per questo lo chiamavamo ‘l’emigrante di Umm Qays’...” Lo chiamarono così per criticare il suo gesto, poiché lo spirito dominante tra loro era cercare il compiacimento di Dio, l’Altissimo! E oggi, tra noi, ci sono molte persone simili a ‘l’emigrante di Umm Qays’: pregano molto, digiunano molto, pagano la zakat e fanno elemosine, compiono opere buone, scrivono, predicano e si entusiasmano, ma tutto ciò che fanno è solo per apparire davanti alla gente come veri credenti operosi, o perché la gente dica di loro che sono riformatori.
A proposito di costoro, il Messaggero di Dio (pace e benedizioni su di lui) disse: Le azioni valgono secondo le intenzioni ed ogni uomo avrà secondo il suo intento. Chi ha avuto come scopo Dio, otterrà ciò che cercava; chi ha avuto come scopo la gente, otterrà ciò che cercava; e chi ha avuto come scopo il mondo, otterrà ciò che cercava. Nel Giorno del Giudizio, alcuni si presenteranno con una montagna di opere, ma queste svaniranno e verranno scagliate contro di loro, e sarà detto: ‘Hai agito soltanto affinché la gente dicesse: “Ha fatto!”. E la gente lo ha detto! Ecco, hai ricevuto la ricompensa che desideravi’. Quel giorno, la sua sorte sarà come quella di coloro di cui Dio ha detto: ‘Noi valuteremo le loro azioni e ne faremo polvere dispersa.” (Cor. 25:23)
Questa è la migrazione dei cuori, questa è la condizione dei veri credenti. “Altro non è stato loro ordinato che servire Dio, puri nel suo culto, da monoteisti, e adempiere alla preghiera e assolvere all’elemosina. È il culto della rettitudine.” (Cor. 98:5).